Desalto

Cantù / Italia

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Tecnologia, Made in Italy e design sono i tre capisaldi su cui si fonda Desalto, azienda di arredamento nata a Cantù (Como) nel 1990 per volere dei quattro fratelli Orsenigo, che trasformano l’attività famigliare di lavorazione del metallo. La collaborazione con designer affermati ed emergenti (tra i quali Arik Levy, Atelier oï, Denis Santachiara, Nendo, Pierluigi Cerri, Piero Lissoni, Giacomo Moor, Gordon Guillaumier, Guglielmo Poletti ed Eugeni Quitllett) e la filiera produttiva interna ed esterna controllata in ogni sua fase, rendono gli arredi Desalto – tavoli, tavolini, sedute, sistemi e complementi – espressione della creatività artigianale italiana e, in particolare, del territorio brianzolo. Questi valori trovano espressione nello showroom aziendale “La casa del collezionista” inaugurato nel 2020 a Cantù e curato da Gordon Guillaumier, art director del brand da marzo 2018: uno spazio in cui gli arredi in metallo di Desalto incontrano l’arte contemporanea, raccontando la sinergia tra un’azienda ispirata dal metallo e un designer raffinato e concettuale. Desalto è presente a livello internazionale con più di novecento rivenditori, e vanta una rete consolidata in Italia e in Europa, una nuova agenzia avviata lo scorso anno in Cina e un’agenzia avviata nel 2019 per l’Asia e la Corea che registra già ottime performance.

I best seller dell’arredo in metallo Desalto

Per Desalto hanno disegnato alcuni tra i designer più famosi al mondo, autori di mobili oggi considerati best seller dell’arredo in metallo. Cinque di questi sono stati i protagonisti della campagna di comunicazione di Desalto 2021, reinterpretati dalla matita dell’illustratore Giacomo Bagnara. Sono il tavolo Element disegnato da Tokujin Yoshioka nel 2013, caratterizzato dal sostegno centrale, in bilico tra due elementi orizzontali, che sembra sfidare la gravità; la sedia Softer than Steel di Nendo (2014), in cui “la rigida lastra di metallo acquista leggerezza, flessibilità come se il metallo diventasse carta, tessuto” spiega il designer giapponese; il tavolo e le sedie Strong di Eugeni Quitllet (2019), dal design pulito e consistente che trasforma il tubo in acciaio curvato in anima strutturale; il tavolo Skin di Marco Acerbis (2015), le cui dimensioni generose raggiunte grazie a un’esasperata ricerca tecnologica rappresentano alla perfezione il know-how Desalto; e la famiglia di sedie e sgabelli Koki di Pocci + Dondoli (2015), perfetta sintesi tra forma, funzionalità ed innovazione che si adatta tanto all’arredo domestico quanto al contract.

Desalto, design e ultime tendenze

Tra le ultime novità del marchio, progettate e realizzate nel corso del 2020 c’è il tavolo da pranzo allungabile in lamiera di acciaio Fourmore, design di Gordon Guillaumier, che, ampliandosi, consente l’aggiunta di quattro posti per entrambe le misure del prodotto: un tavolo da pranzo capace di coniugare il funzionamento tecnico e quello formale grazie a un meccanismo semplice e al rigore estetico e lineare, che permette al mobile di mantenere la sua proporzione sia nella versione chiusa sia in quella allungata. Il sistema modulare di contenitori in legno e ferro Stac, design Giacomo Moor, nasce dall’idea di proporre differenti tipologie di mobili con funzioni diverse, non mediante varianti dimensionali, ma attraverso la sovrapposizione di elementi. Ciascun modulo è, infatti, formato da un volume monolitico in legno sorretto da una sottile lamiera di metallo che può inserirsi nel modulo sottostante, creando un vano a giorno e permettendo la sovrapposizione. La famiglia di tavoli L45, design Guglielmo Poletti, il cui elemento caratterizzante è il giunto tra la gamba e il top, è connotato da un contatto ridotto al minimo assoluto, basato sull’incontro dei rispettivi vertici e ottenuto tramite la combinazione di due profili a L, che vengono tagliati a 45° per essere giuntati a 90°, formando la gamba del tavolo ed il relativo traverso. Quest’ultimo, a sua volta ruotato di 45° rispetto alla superficie piana che lo sormonta, delinea uno spicchio di vuoto che viene associato a una porzione di materia asportata. La risultante geometria crea l’impressione che le estremità del top siano in precario appoggio su quattro singoli punti, suggerendo un fragile equilibrio a livello percettivo.

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